Estate non è solo sinonimo di vacanze. La grande maggioranza degli italiani si ferma solo un paio di settimane tra luglio e agosto, e il resto dell’estate? Si lavora, con maggiore attenzione alle condizioni climatiche in cui si opera.
Ogni giorno di questa estate assolata, arida, infuocata i notiziari ripetono i noti mantra per difendersi dalle insidie di caldo e sole incessante. Se i buoni consigli valgono per tutti i cittadini, per alcuni l’allerta è massima. Penso ad esempio a quei lavoratori che operano in edilizia e in agricoltura e che trascorrono la maggior parte della giornata all’aperto sotto il sole pesante; ma anche agli operatori di macchinari che per funzionare producono calore (presse ad iniezione, forni di fusione, saldatrici, etc).
Per quanto venga definita “bella stagione”, l’estate, con le sue ondate di calore, può portare “brutte” conseguenze alla salute del lavoratore a causa dell’esposizione a condizioni climatiche avverse.
Ricordiamo che per “salute” nella normativa si intende uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non consistente solo in un’assenza di malattia o d’infermità. Il disagio dato dalla mancanza di circolazione d’aria e il maggiore affaticamento nell’esecuzione delle attività lavorative non rappresentano buone condizioni di salute. Inoltre le alte temperature possono determinare particolari condizioni di rischio nei luoghi di lavoro o aggravare le condizioni di rischio già esistenti fino a causare eventi infortunistici.
Alcuni degli effetti possono essere malori (colpi di sole o di calore, crampi da calore, svenimenti, etc.) o riduzione della capacità di attenzione. Molto frequenti, infatti, diventano gli incidenti di trasporto, scivolamenti e cadute, contatto con oggetti o attrezzature che provocano ferite, lacerazioni e amputazioni. Senza dimenticare il cosiddetto stress termico che si verifica quando il sistema di termoregolazione fallisce.
Un lavoratore che indossa indumenti da lavoro protettivi ed esegue lavori pesanti in condizioni di caldo e umidità è a rischio stress termico in quanto, per esempio, l’evaporazione del sudore è ostacolata dal tipo di indumenti e dall’umidità dell’ambiente oppure all’aumento della temperatura corporea il corpo reagisce con un incremento della sudorazione fino al rischio di disidratazione.
Come si lavora, quindi, in queste situazioni? La risposta è una sola: in sicurezza! Anche se la prima tentazione può essere quella di togliersi i DPI per sentirsi più leggeri e agevoli, i dispositivi di protezione personale si rivelano fondamentali per evitare incidenti e infortuni. L’aria condizionata non sempre è la soluzione ottimale e anche dove è economicamente adottabile non deve essere sottovalutata la regolazione di temperatura e di umidità a livelli ottimali.
Dove non si può agire modificando il microclima degli ambienti diventa necessario intervenire sull’organizzazione del lavoro, ove possibile sfruttando le ore più fresche della giornata, o prevedendo pause più frequenti e mettendo a disposizione dei lavoratori acqua sufficiente a mantenere uno stato di idratazione adeguata.
Il caldo però non è l’unico fattore a cui prestare attenzione. I lavoratori all’aperto ricevono circa 3 volte la dose di radiazioni ultraviolette dei lavoratori indoor. Anche quando il cielo è nuvoloso vi è esposizione alla radiazione solare UV, infatti le nuvole non sono in grado di bloccare il passaggio dei raggi ultravioletti. Le protezioni individuali sono necessarie per ridurre l’esposizione, in particolare nei casi in cui non sia possibile lavorare sotto ripari o schermi. Ad esempio, gli agricoltori che indossano un copricapo risultano avere sulla fronte una dose di radiazioni 6 volte minore, sul naso 3 volte minore e sulle guance 2 volte minore.
Non dimentichiamo che il datore di lavoro ha la responsabilità della salute e della sicurezza dei propri lavoratori. Ha la responsabilità dell’informazione e della formazione, ma anche dell’attuazione delle misure di prevenzione. Nel Documento di Valutazione dei Rischi dell’azienda si dovrà tener conto anche del rischio legato al microclima individuando le precauzioni da osservare.
Indicazioni per il lavoratore:
Indicazioni per il datore di lavoro:
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