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Mi è capitato spesso, in questo ultimo anno, di leggere articoli di ogni genere sugli effetti, positivi e negativi, che lo smart working ha avuto sui lavoratori.
In effetti si tratta di uno dei cambiamenti più importanti che aziende e lavoratori si sono trovati ad affrontare.
Se alcune aziende si erano già organizzate e utilizzavano abitualmente questa forma di lavoro agile, la maggior parte di esse si è dovuta attrezzare in tutta fretta per poter continuare a lavorare e far lavorare i propri dipendenti.
Ma questo, ahimè, non è in realtà smart working perché le limitazioni tecnologiche ma anche mentali sono ancora tante, troppe: avere un pc in rete non rende il lavoro automaticamente SMART.
Gli esperti di innovazione digitale continuano a ripetere che “il lavoro agile è un concetto e una filosofia del lavoro che non può essere improvvisata in pochi giorni. Occorre preparare, programmare, condividere gli obiettivi e riorganizzare spazi e tempi di lavoro. Si tratta di una vera e propria rivoluzione organizzativa che impone una revisione dei ruoli e dei comportamenti. Il singolo lavoratore deve responsabilizzarsi gestendo il tempo in modo diverso: con lo smart working non si misura più il tempo ma gli obiettivi raggiunti.”
Il concetto di smart working infatti mette al centro non il posto di lavoro ma ciò che un lavoratore fa, indipendentemente da dove lavora. Il lavoro non si misura in tempo passato davanti ad un PC ma in obiettivi raggiunti indipendentemente dal tempo impiegato.
In un anno e più di smart working le aziende e i lavoratori possono trarre ormai un bilancio su aspetti positivi e negativi che questo strumento ha portato: come per ogni cambiamento infatti ci si trova davanti non solo a dei vantaggi ma anche a degli svantaggi.
Un vantaggio per le aziende che hanno sdoganato lo smart working si riscontra nella riduzione dei costi di struttura. Molte aziende infatti hanno chiuso le precedenti sedi riducendone il numero e optando per aree di dimensioni più ridotte per le sedi residue, risparmiando sui costi di gestione. Ma anche molti lavoratori, soprattutto i pendolari costretti a raggiungere posti di lavoro spesso distanti da casa, hanno avuto una riduzione dei costi di trasporto e un notevole guadagno di tempo-vita.
Anche l’ambiente ne ha beneficiato: meno auto per le strade significa un impatto minore sull’ambiente.
Ma se questi sono vantaggi facilmente misurabili e innegabili sia per le aziende che per i lavoratori, risulta invece più difficile individuare gli effetti positivi e negativi a livello psicologico per le inevitabili variabili individuali che sono coinvolte, risultando la stessa situazione positiva per uno e negativa per un altro.
Ad esempio: per molti lavoratori lavorare da un luogo familiare aiuta a sentirsi più tranquilli e sereni, aumentando cosi la concentrazione e la produttività. Per altri invece questa modalità aumenta la distrazione; il fatto poi di non avere il contatto diretto con i colleghi e la mancanza di confronto porta ad un senso di solitudine che pian piano sfocia in logorio emotivo.
Altra riflessione può essere fatta per quei lavoratori che non hanno molta dimestichezza con la tecnologia e hanno una certa resistenza a tutto ciò che è tecnologico. Per questi il lavoro a distanza può essere un limite perché si trovano a tu per tu con l’utilizzo di piattaforme e strumenti senza l’aiuto o il supporto dei colleghi.
Inoltre uno dei rischi di lavorare da casa e avere quindi sempre a disposizione gli strumenti tecnologici, è che si assottiglia la linea di confine tra vita privata e vita lavorativa: essere sempre connessi e raggiungibili porta molti lavoratori a non essere più in grado di “staccare”, portando la vita lavorativa nella sfera privata. Ci sono anche degli svantaggi a livello fisico dovuti al lavoro da casa: medici e fisioterapisti infatti sono concordi nel sottolineare che, la maggior parte dei lavoratori che lavorano in smart working , hanno una postazione di lavoro improvvisata e questo porta a inevitabili disturbi muscolo-scheletrici a cui si aggiungono anche problemi alla vista per coloro che non hanno un’adeguata illuminazione.
Diciamo che forse è ancora presto per capire se sono maggiori i lati negativi o quelli positivi portati dallo smart working ma possiamo concludere dicendo che l’attuazione del lavoro agile non deve essere vista come una semplice scelta di necessità ma deve rappresentare un’opportunità reale, presente e soprattutto futura, sia sociale che economica, per l’azienda.
Nel momento in cui tale prospettiva poggerà quindi su logiche e soluzioni pianificate e verificate – e su una adeguata preparazione dei lavoratori – si potrà ottimizzare il cambiamento, riducendo al massimo le criticità e potenziando il valore della nuova organizzazione in termini di sviluppo umano ed economico.
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