Quando parliamo di arresto cardiaco credo che, a tutti noi, torni alla mente l’immagine, vista in diretta mondiale quest’estate, del calciatore Christian Eriksen crollare in campo a seguito di un malore. Il resto poi lo conosciamo tutti….
Questa fortunatamente è stata una storia a lieto fine: ma c’è un dato davvero impressionante che deve farci riflettere. In Europa avvengono 400mila arresti cardiaci l’anno, in Italia circa 60mila e purtroppo non tutte sono storie a lieto fine come quella del calciatore danese.
Ma non si deve parlare di fortuna o di fato. Christian Eriksen è ancora vivo perché allo stadio erano presenti un defibrillatore e delle persone capaci di praticare un tempestivo ed efficace massaggio cardiaco oltre ad essere abilitate all’utilizzo del defibrillatore stesso.
A volte siamo propensi a pensare che noi, che non siamo sanitari, non potremmo essere in grado di intervenire nel caso in cui si dovesse verificare un evento del genere.
Ma non bisogna essere un operatore del 118 o un medico per intervenire in aiuto di una persona in difficoltà, in attesa dell’arrivo dei soccorsi.
Grazie ai corsi sull’utilizzo del defibrillatore (BLS-D) ognuno di noi può “essere abilitato a salvare vite”. Non si tratta di percorsi lunghi e complessi, stiamo parlando di 5 ore del proprio tempo spese per imparare delle manovre tanto semplici quanto fondamentali per salvare una persona.
L’arresto cardiaco è un killer silenzioso che rappresenta la principale causa di morte nei paesi occidentali. La percentuale di sopravvivenza è legata alla tempestività dell’intervento di defibrillazione. Ad ogni minuto che passa dal momento dell’arresto cardiaco la possibilità di sopravvivenza scende del 10%:. Dopo 5 minuti le probabilità di salvataggio sono del 50%. Dopo 10 minuti sono pari a zero. La sopravvivenza a un arresto cardiaco è attualmente inferiore al 10% se non si interviene con sistemi di defibrillazione precoce. I dati scientifici segnalano invece che la sopravvivenza in caso di arresto cardiaco si ha nel 46% dei casi, quando si interviene subito con un defibrillatore.
Negli ultimi anni abbiamo assistito, fortunatamente, ad una sempre maggiore sensibilità riguardo all’uso del defibrillatore nei luoghi maggiormente a rischio. A partire dal primo luglio 2017 ogni impianto sportivo (anche quello dove si praticano attività non agonistiche) deve essere dotato di un defibrillatore semi-automatico. La svolta, però, si è avuta solo a fine luglio 2021, quando è stata approvata in via definitiva dalla commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati la legge che prevede non solo la diffusione dei defibrillatori nei luoghi pubblici e di lavoro ma anche percorsi formativi nelle scuole per informare ed educare giovani e cittadini a saper intervenire tempestivamente in soccorso di chi viene colpito da attacco cardiaco.
Questa legge potrà salvare tante vite umane. Come ha insegnato l’esperienza di città cardio-protette come Piacenza, dove grazie al “Progetto vita” – primo progetto di defibrillazione precoce nato in Europa nel 1998 – e a 1.073 defibrillatori presenti sul territorio e 57mila volontari addestrati, sono state soccorse e salvate per strada 128 persone.
Verranno stanziati 2 milioni di Euro per l’installazione e l’acquisto dei defibrillatori sul territorio nazionale ma bisognerà anche diffondere la cultura della prevenzione e del primo soccorso.
Infatti il defibrillatore semi-automatico (DAE) è di semplice utilizzo e, in teoria, qualunque adulto può essere in grado di usarlo. Per poterlo fare però è necessario aver ricevuto una formazione e aver superato un test e una prova pratica finale.
Non stiamo parlando di una formazione lunga e impegnativa ma di appena 5 ore di Formazione in cui viene insegnato il massaggio cardiaco oltre all’utilizzo del DAE.
Per molte categorie la formazione sull’utilizzo del DAE è obbligatoria o lo diventerà a breve. Anche a prescindere dall’obbligo, essere preparati ad affrontare una situazione di emergenza è sicuramente occasione di arricchimento personale e progettualità sociale. Fare qualcosa per aiutare una persona in difficoltà è sempre meglio che non fare niente, farlo bene con capacità e conoscenza diventa un obbligo morale.
Non serve essere supereroi per salvare una vita. È sufficiente partecipare ad un corso BLS-D, imparare ad attuare efficacemente i primi 3 anelli della catena della sopravvivenza e dare speranza ad una vittima di arresto cardiaco. Imparare a soccorrere una vittima da arresto cardiaco potrebbe voler dire avere la possibilità di salvare un proprio caro, promuovendo la cultura del primo soccorso fra amici, conoscenti, colleghi.
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